SALUBRI Questo clan è ormai composto da pochi elementi.
Un tempo i Salubri erano uno dei 13 clan originari, si dice che il loro fondatore, Saulot, sia stato il primo vampiro a raggiungere Golconda, e che avesse acquistato nuovi poteri mai sviluppati da altri vampiri.
Durante il Medioevo il clan si isolò volontariamente fino a quando una congrega di Magi trovò l'Antidiluviano in torpore e a diablerizzarlo.
Dopo ciò i Magi, divenuti i Tremere iniziarono lo sterminio del clan.
Da allora i Salubri sono costretti a nascondersi non solo dai Tremere, ma anche da molti altri vampiri che vedono i loro poteri come una minaccia.
Perduta la loro fazione guerriera, i detentori della disciplina Valeren ormai scomparsa, i pochi Salubri rimasti hanno sviluppato Obeah, la loro disciplina di guarigione e perseguono la ricerca di Golconda.
Abbracciano molto di rado poichè per primi considerano la natura vampirica una maledizione e i loro anziani sono stati ormai quasi totalmente spazzati via.
Soprannome: Guaritori
Aspetto: il più vario, giovani, ragazzine, anziani... i salubri non badano all'aspetto esteriore dei loro figli quanto al loro spirito. I salubri abbracciano solo individui che abbiano dimostrato un altissima Umanità.
Rifugio: nessuno in particolare ma preferiscono luoghi inaccessibili per gli altri fratelli e protetti dai mortali.
Discipline: Obeah, Auspex, Robustezza
Punti deboli: non possono bere sangue usando la forza o la sofferenza della vittima li ferisce. Per potersi nutrire hanno bisogno di Vene disponibili e consenzienti. Deve continuare nella ricerca di Golconda.
Organizzazione: non esiste una vera e propria organizzazione ma tutti fanno il possibile per aiutare i compagni in difficoltà. E' a causa di questa fedeltà pura ed estrema che i Teremere tentano tuttora di distruggere i pochi Salubri rimasti
Prestigio: non esiste un vero e proprio prestigio nel clan, forse la cosa che più ci si avvicina è la vicinanza raggiunta al Golconda.
Dicono: niente può essere considerato più importante della libertà dell'anima. Non solo la mia, o la vostra, ma quella di ogni creatura al mondo. Perciò dovremmo ritenere i nostri tormenti e le nostre tribolazioni un dono, dal momento che è impossibile ottenere quella libertà senza superare difficoltà e ostacoli.